mercoledì 28 agosto 2019

“ La fine della fine della Terra” di Jonathan Franzen


“Per salvare una foresta occorre fornire ai suoi abitanti un’alternativa alla deforestazione”.

Prendendo spunto dal dibattito, particolarmente sentito, che in questi giorni si sta sviluppando sul tema degli incendi che stanno colpendo la foresta amazzonica mi sono imbattuto in questa frase di Jonathan Franzen tratta da uno dei sedici testi – quello denominato in italiano “Salva quello che ami” - che compongono il suo ultimo libro dal titolo “La Fine della fine della Terra” (Edizioni Einaudi).

Uno dei meriti di un grande scrittore è proprio quello, a mio parere, di riuscire ad illuminare il nostro pensiero in maniera efficace, semplice e sintetica. Viviamo in una realtà estremamente complessa, lo sappiamo, eppure talvolta la risoluzione ad un grande problema come quello del disboscamento della foresta amazzonica può essere sintetizzato con una semplice frase come quella sopra citata.

Immagino che non tutti saranno d’accordo col pensiero di Franzen riguardo all’Amazzonia. Io invece si.

Sicuramente una parte degli incendi che stanno colpendo l’Amazzonia in questi giorni sono di natura dolosa e provocati da chi intende specularvi per poi trasformare quei terreni disboscati in zone di coltivazione. Il punto però è che almeno una parte di coloro che bruciano quei terreni è composto da indigeni locali che segue, con questa operazione, una tradizione secolare e probabilmente brucia quella parte di foresta perché costretta dalla mancanza di alternative economiche migliori oltre che dalla inconsapevolezza del danno indiretto che questa azione può causare al clima del nostro pianeta.

Franzen è un grande appassionato di Birdwatching ed in questo suo ultimo libro egli prende spunto dai suoi viaggi in giro per il mondo ad osservare le migliaia e migliaia di specie di uccelli che popolano il nostro pianeta e per trarne spunti e riflessioni che riguardano, più in generale, l’uomo ed i suoi comportamenti. I temi affrontati sono tanti e vari, dal cambiamento climatico ai social network al crollo delle torri gemelle del 2001. Magari non potremo sempre condividere il pensiero dello scrittore su tutto ma indubbiamente le sue valutazioni hanno il merito di stimolare e scuotere il lettore sulle varie tematiche di volta in volta affrontate.

Per necessità di sintesi e per particolare interesse a questo specifico tema desidero tuttavia, in questo post, limitarmi a commentare quanto il nostro scrittore afferma in merito al problema dei cambiamenti climatici a cui dedica una riflessione trasversale sulla quale ritorna più di una volta nei vari capitoli del suo libro che, tra l'altro, alla sua uscita negli Stati Uniti ha suscitato non poche polemiche.

Franzen parte dal presupposto che certamente l’uomo dovrebbe sforzarsi di ridurre le proprie emissioni di CO2 in atmosfera. Ma non lo farà mai condannando in questo modo all’estinzione  la propria specie oltre che a migliaia di specie animali ad iniziare da quella particolarmente cara allo scrittore, gli uccelli. La focalizzazione sul tema del cambiamento climatico e l’affermazione in base alla quale la “colpa” sia di tutti significa - secondo Frenzen -  in pratica dire che essa non è, di fatto, di nessuno. Preoccuparsi tanto di quanto avverrà nel futuro prossimo rappresenta, a parere dell'autore, un errore in quanto ci distrae dai problemi immediati. A tale proposito non mancano in questa opera aperte critiche anche al mondo ambientalista. Citando ancora un passo del libro:

 Ma i cambiamenti climatici sono allettanti per le organizzazioni che vogliono essere prese sul serio…(   ), …se da un lato autorevoli ricerche scientifiche stimano che ogni anno, solo negli Sati Uniti, le collisioni e i gatti uccidono più di 3 miliardi di uccelli, dall’altro nessuna singola morte di uccello può venire attribuita con certezza ai cambiamenti climatici…(   )…Imporre controlli più severi ai parchi eolici per assicurarsi che non vengano costruiti lungo la rotta di milioni di uccelli migratori susciterebbe l’ostilità dei gruppi ambientalisti che sostengono l’energia eolica ad ogni costo.”

Franzen sostiene che la Terra oggi assomigli ad una persona ammalata di un cancro incurabile. Potremo scegliere di curarla con una terapia estremamente aggressiva applicando soluzioni quali la coltivazione di terreni per la produzione di biocarburanti, fattorie solari e parchi eolici allo scopo di ritardare di qualche anno la nostra fine. Oppure scegliere di conservare, a discapito della più duratura preservazione della specie umana, alcune zone del pianeta dove resistono animali e piante selvatiche.

In questo secondo caso rischieremmo di accelerare la scomparsa della nostra specie ma riusciremmo almeno a preservare qualche ecosistema pressochè intatto. Ma su questo ultimo punto Franzen rimane estremamente scettico. La specie umana per lo scrittore statunitense è condannata a fare la fine della rana nella pentola che bolle. Finirà per reagire in maniera concreta solo quando sarà troppo tardi.

Michele Salvadori

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