venerdì 16 agosto 2019

"Grande mondo piccolo pianeta" di Johan Rockstrom e Mattias Klum


“Fino ad oggi, la narrazione dominante è stata incentrata sulla crescita infinita su un pianeta finito, col presupposto che la Terra e la natura hanno un’infinita capacità di sopportare qualunque abuso senza reagire. Questa narrazione ha avuto un senso finchè abbiamo abitato in un piccolo mondo su un pianeta relativamente grande, capace di assorbire tutte le offese che gli scarichiamo addosso. Ma non è più così. Quell’epoca è finita 25 anni fa. Oggi abbiamo creato un grande mondo su un piccolo pianeta, così carico di stress ambientali che ha iniziato a presentare le prime fatture all’economia mondiale: i costi crescenti degli eventi meteorologici estremi e la volatilità dei prezzi degli alimenti e delle risorse sui mercati mondiali”. Il brano è tratto dall’introduzione di “Grande mondo piccolo pianeta” di Johan Rockstrom e Mattias Klum (Edizioni Ambiente 2015).

Ho scelto di parlare di questo libro sul mio blog, rispolverato per caso dal mio scaffale nel corso di una pulizia estiva e non più nuovissimo, in quanto la reputo una delle letture più interessanti e complete su queste tematiche da me affrontate in questi anni.
Johan Rockstrom è direttore dello Stockholm Resilence Centre ed uno dei massimi esperti mondiali di Global Sustainability e si è avvalso della collaborazione di Matthias Klum le cui splendide immagini fotografiche arricchiscono e completano la stesura di questo volume.

Il volume si sofferma ad analizzare lo stato attuale del nostro pianeta e l’attuale epoca geologica che lo contraddistingue, Antropocene, denominazione datale nel 2000 dal premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen, che volle in questo modo affermare come la nostra epoca sia dominata e condizionata dall’intervento umano e dai suoi effetti. 
Come ricorda Gianfranco Bologna nella sua bella introduzione al volume: “Attualmente, ogni secondo l’umanità consuma circa 1.000 barili di petrolio, 93.000 metri cubi di gas naturale e 221 tonnellate di carbone….La popolazione mondiale oggi si aggira sui circa 7,5 miliardi di abitanti…agli albori della Rivoluzione industriale nel 1750 si stima ne vivessero appena 800 milioni, ….il tasso di crescita mondiale è di circa 83 milioni l’anno”.

Rockstrom individua le principali criticità causate da un sistema economico, che si ostina a percorrere la strada di uno sviluppo lineare ed illimitato in un pianeta che invece limitato da confini e risorse ben definite lo è eccome, in 4 punti che lui definisce la “quadruplice morsa” ovvero:
  1. la crescita della popolazione ed i disparati livelli di reddito tra un 20% ricco, ed un restante 80% che aspira, giustamente, a raggiungere livelli di benessere analoghi a quelli dell’altro 20 %. 
  2. cambiamenti climatici ed i livelli di concentrazione di gas ad effetto serra che hanno già superato la soglia delle 450 ppm ovvero quel limite che gli scienziati hanno stabilito essere la soglia massima oltre la quale i rischi per la preservazione delle condizioni di vivibilità del pianeta per molte delle attuali specie viventi (uomo incluso) diventano elevati. 
  3. l’erosione della capacità di resilienza della Terra - ovvero della capacità di sopportare un forte cambiamento e di ritornare allo stato originario senza significative modificazioni - è in atto già da tempo a tal punto da ritenere che ormai ben il 60% dei servizi ecosistemici fondamentali al sostengno del benessere umano è compromesso. 
  4. il superamento delle soglie di sicurezza comporta di conseguenza le probabilità sempre maggiori che si verifichino gravi eventi e cambiamenti improvvisi non preventivabili dall’uomo.

Rockstrom ipotizza un impianto operativo che consenta all’umanità di sviluppare un percorso di recupero e di rigenerazione delle condizioni ottimali di vivibilità del pianeta. Per questo egli introduce il tema dei “confini planetari”. 
Lo studioso si propone di definire quali siano i principali processi del sistema terrestre al fine di mantenere la stabilità del pianeta e ne identifica 9: cambiamento climatico, integrità della biosfera, nuove entità, riduzione dell’ozono stratosferico, acidificazione degli oceani, cicli dell’azoto e del fosforo, cambiamenti nell’uso dei suoli, utilizzo globale dell’acqua, diffusione dell’aerosol atmosferico

Per ciascuno dei 9 punti Rockstrom indica quali ne siano i valori limite invalicabili ai fini della stabilità e quale sia il suo valore attuale. Per due di questi 9 confini planetari (integrità della biosfera e cicli di azoto e fosforo) si evidenzia come purtroppo i limiti siano già stati abbondantemente superati.

Secondo Rockstrom per poter affrontare e risolvere i danni causati dall’uomo è necessario un profondo cambiamento culturale e l’acquisizione di una nuova mentalità che non sia ispirata né alla vecchia idea neoliberista della crescita infinita, né alla visione apocalittica dei neo-malthusiani. L’uomo dovrà in sostanza cambiare paradigma ed abituarsi a convivere con l’idea di avere a disposizione un campo da gioco ben delimitato entro il quale e solo entro il quale poter operare. Una volta accettata questa idea l’umanità già oggi, secondo il direttore dello Stockholm Resilence Centre, ha delle soluzioni concrete da cui sviluppare un proprio percorso di recupero degli standard necessari a garantire la vivibilità sul nostro pianeta.

Uno dei pregi di questo volume è secondo me proprio questo: esso offre delle soluzioni lasciando, con ottimismo, spazio alla concreta possibilità di recuperare agli errori commessi nel nostro recente passato.
Secondo Rockstrom naturalmente le sfide da affrontare saranno colossali ma partendo dall’idea di agire all’interno del campo da gioco da lui ben definito con i 9 limiti sopra elencati e solo attraverso un’azione combinata tra cambiamenti di stile di vita, innovazioni tecnologiche e politiche che incoraggino la sostenibilità e sanzionino le attività ed i comportamenti insostenibili potremo, col tempo, innescare quella transizione necessaria al raggiungimento dell’obiettivo. 
Anche in questo caso vengono indicate almeno 5 principali aree d’intervento: sistemi energetici sostenibili e rinnovabili; sistemi alimentari sani e sostenibili; lo sviluppo di un’economia definitivamente di tipo circolare e non più lineare; la progettazione di città sostenibili dove presto vivrà oltre il 70% degli abitanti del pianeta; sistemi di trasporto sostenibili.

Rockstrom propugna il passaggio, suggerito dall’economista Kenneth Boulding, dall’ “economia del cowboy” dove consumi e produzione senza limiti sono considerati una buona cosa, all’ “economia dell’astronauta” ispirato all’idea che la Terra è una sorta di astronave che si muove nello spazio e sulla quale l’uomo può però cercare di migliorare la propria qualità di vita.

L’uomo, in sostanza, dovrà divenire in futuro “custode del pianeta e delle sue bellezze rimaste” favorendo la transizione da uno stile di vita che finora si limitava a sfruttare le risorse del pianeta a proprio uso e consumo ad uno che invece si sforzi di aumentare la resilienza della Terra.

Michele Salvadori

Nessun commento: