Si è tenuta sabato 27 febbraio 2010, in un affollatissimo Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, la presentazione del film “Olos, l’Anima della Terra”, proiettato in anteprima al Klimaforum di Copenaghen lo scorso mese di dicembre.
Il film ambisce a rappresentare il manifesto di una nuova cultura planetaria trasversale che sembra stia emergendo tra la popolazione dei Paesi più sviluppati: quella che accomuna i cosiddetti creativi culturali.
Il termine “creativi culturali” è stato coniato per la prima volta dal sociologo americano Paul H. Ray che, tra la metà degli anni ’80 e la fine degli anni ’90, assieme alla psicologa Sherry R. Anderson ha svolto numerose ricerche e studi su questo campione di popolazione artefice, secondo i due studiosi, di un processo di cambiamento culturale tuttora in atto ed in continuo sviluppo.
Oggi un sempre maggior numero di persone si dichiara preoccupato per lo stato dell’ambiente, la pace nel mondo, il mutamento climatico, le ingiustizie sociali ed economiche e, per contro, cerca nei comportamenti di tutti i giorni di adottare atteggiamenti improntati ad uno stile di vita più consapevole, ecosostenibile, volti alla ricerca di una migliore qualità della vita ed ispirati alla ricerca di una crescita personale e interiore. Se vi riconoscete in questi valori e obiettivi anche voi potrete, con orgoglio, definirvi dei “creativi culturali”. Gli studi di Ray e Anderson hanno rilevato come negli USA i creativi culturali, ancora esigua minoranza di persone negli anni ’60, sono passati oggi a rappresentare un campione di oltre il 30% della popolazione americana.
Gli studi di Ray sono stati ripresi in Italia da Enrico Cheli, sociologo e docente all’Università di Siena e Nitamo Montecucco, medico psicosomatista, ricercatore del Centro di Medicina Naturale dell’Università di Milano, nonché presidente del Club di Budapest Italia (per info visita il sito: http://www.club-of-budapest.it/ ).
Questi due studiosi italiani, oltre ad aver collaborato alla realizzazione del film “Olos”, sono anche gli autori del libro “I Creativi Culturali” (Xenia Edizioni, €. 10,00) nel quale vengono presentate le analoghe indagini sul tema condotte nel nostro Paese e che dimostrano come anche da noi, ma in generale in tutti i principali Paesi europei, i creativi culturali si stanno negli anni moltiplicando con percentuali piuttosto vicine a quelle rilevate negli USA.
In generale, dagli studi italiani e da quelli effettuati da Ray, emerge come oltre il 30% della popolazione rientra oggi in questa categoria di persone, composta da una lieve e maggiore percentuale di donne rispetto agli uomini ( 55% donne e 45% uomini), e che il tema in assoluto più caro ai creativi culturali è la pace seguita subito a ruota dalla difesa dell’ambiente.
Ma il dato a mio parere più rilevante è un altro.
Dalla comparazione dei due studi emerge con chiarezza la presenza di una cultura trans-nazionale largamente condivisa e in continua espansione che si pone l’obiettivo di divenire nel tempo la nuova cultura dominante e contraddistinta dal senso di responsabilità diretta dell’individuo. I Creativi Culturali sostengono la necessità di impegnarsi in prima persona a seguire uno stile di vita in grado di fornire un contributo attivo affinché il cambiamento positivo auspicato possa verificarsi.
Il filosofo e premio Nobel per la Pace Ervin Laszlo sostiene che “noi non sappiamo con certezza quello che ci riserva il futuro. Tuttavia sappiamo di non poter continuare ad andare avanti come abbiamo fatto finora”.
Stiamo distruggendo la struttura della società, l’insicurezza sta crescendo sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, e più di 900 milioni di persone nel mondo vivono in slum, baraccopoli.
Un miliardo di abitanti del pianeta ha a disposizione e utilizza l’80% delle risorse del pianeta, e il resto della popolazione della Terra (6 miliardi di persone) ha a disposizione il rimanente 20% di risorse. Non bastasse questo, stiamo anche distruggendo il pianeta. La produzione di risorse biologiche è giunta al suo massimo, le biodiversità sono minacciate e in via di estinzione, l’acqua scarseggia per più della metà della popolazione mondiale. I cambiamenti climatici minacciano di rendere inadatto parte del pianeta alla produzione di alimenti e alla vita stessa della popolazione che lo abita.
“Il punto - sostiene ancora Laszlo - non è tanto quello di cambiare - quello lo dovremo fare per forza - ma piuttosto la domanda da porsi è un’altra: cambieremo in tempo? "
Già nel XVIII° secolo Thomas Malthus aveva teorizzato che un giorno il numero degli abitanti del pianeta avrebbe superato la capacità di produzione di cibo necessario a sfamarli.
Oggi consumiamo più di quanto possiamo rigenerare o rimpiazzare e scartiamo più di quanto la natura può assorbire.
E’ indispensabile pertanto acquisire una diversa consapevolezza che si basi su valori diversi e priorità diverse da quelle che hanno caratterizzato la nostra vita sino ad oggi. Questa è probabilmente l’unica strada che possiamo percorrere per salvaguardare la vita della specie umana sulla Terra. Perché il punto è anche un altro. La Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni, è sopravvissuta all’estinzione dei dinosauri, sopravvivrà senz’altro anche all’estinzione dell’uomo.
Il problema è nostro e della nostra specie.
Che fare allora?
M. Ghandi sosteneva: “ sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
A. Einstein aggiunse: “non puoi risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema”.
Se vogliamo salvare il mondo attuale dobbiamo cambiare noi stessi e il nostro modo di pensare.
I Creativi Culturali partono da due presupposti per indurre tale auspicato cambiamento:
- il primo è la consapevolezza che uomo e natura sono un tutt’uno e non due entità separate.
- il secondo presupposto è il senso di responsabilità diretta di ognuno di noi.
Se siamo tutt’uno con la natura e con gli altri le nostre responsabilità non finiscono con noi stessi, con le nostre famiglie, col nostro Paese, ma comprendono l’intera famiglia umana e la Terra tutta.
Il film “Olos” prende il nome dal termine greco che sta proprio a significare il “tutto”, l’”intero” e cerca di sviluppare i concetti sopra accennati. Fà questo partendo dalla definizione del cosiddetto “paradigma olistico” ovvero uno schema d’interpretazione della realtà che prendendo le distanze dallo schema immaginato dal filosofo Cartesio e che separava decisamente materia e spirito, scienza e coscienza (res cogitans e res extensa, appunto), tenta invece di affermare il modello olistico basato invece su una concezione unitaria e più complessa dell’uomo e del pianeta in cui egli vive.
E’ in fondo quanto già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso hanno tentato di affermare movimenti culturali quali l’ambientalismo, l’ecologia, le medicine alternative o alcune pratiche meditative quali lo yoga, lo zen, il buddismo e altre ancora.
Avvalendosi della collaborazione di una trentina di illustri scienziati e studiosi di tutto il mondo, “Olos” tenta di dimostrare le basi scientifiche del paradigma olistico analizzandone le singole branche di ricerca: dalla medicina alla genetica, dalla psicologia alla filosofia fino all’ecologia dove si riconosce a James Lovelock e alla sua “Ipotesi Gaia” (dove l’intera gamma delle specie viventi sulla Terra viene vista come una singola grande unità attiva e capace di manipolare l’ambiente per le proprie necessità globali), probabilmente uno dei contributi più significativi allo sviluppo del paradigma olistico.
Lo stesso percorso, in maniera più articolata e dettagliata, viene seguito anche nel libro “I Creativi Culturali” di Cheli e Montecucco.
Scopo ultimo dei Creativi Culturali è quello, attraverso una divulgazione sempre più ampia e capillare possibile dei loro principi ispiratori, di costituire la cosiddetta “massa critica” necessaria al cambiamento globale.
La “massa critica” in fisica individua la quantità di materiale fissile (uranio, plutonio) necessaria ad innescare una reazione a catena. Essa viene presa a paragone in questo caso per indicare come una minoranza attiva della popolazione più sensibile delle altre a certe tematiche possa tuttavia indurre un grande cambiamento sociale nel momento in cui raggiunge un certo grado di numerosità o di intensità. E tale cambiamento al raggiungimento di questa soglia critica potrà a quel punto svilupparsi in maniera assai repentina e radicale.
E’ indubbio che l’umanità ed il pianeta si trovino ad attraversare un periodo storico di grandi sconvolgimenti climatici, sociali, economici ed esistenziali. Parallelamente è altrettanto indubbio come sia in atto anche un processo di messa in discussione della cultura dominante. Si tratta di due tendenze in netta contrapposizione tra loro: una distruttiva ed una costruttiva. L’esito di questo scontro è ancora incerto.
E’ però sicuro che non abbiamo ancora molto tempo a disposizione per la nostra scelta definitiva.
L’iniziativa in Palazzo Vecchio non aveva avuto quasi alcun risalto sugli organi di stampa locali e ciononostante il Salone dei Cinquecento a Firenze era gremitissimo.
Che davvero qualcosa sia stia muovendo a livello di consapevolezza collettiva e desiderio di cambiare per il meglio?
Per maggiori info consulta: http://www.reteolistica.it/ oppure http://www.creativiculturali.it/
Michele Salvadori
Il film ambisce a rappresentare il manifesto di una nuova cultura planetaria trasversale che sembra stia emergendo tra la popolazione dei Paesi più sviluppati: quella che accomuna i cosiddetti creativi culturali.
Il termine “creativi culturali” è stato coniato per la prima volta dal sociologo americano Paul H. Ray che, tra la metà degli anni ’80 e la fine degli anni ’90, assieme alla psicologa Sherry R. Anderson ha svolto numerose ricerche e studi su questo campione di popolazione artefice, secondo i due studiosi, di un processo di cambiamento culturale tuttora in atto ed in continuo sviluppo.
Oggi un sempre maggior numero di persone si dichiara preoccupato per lo stato dell’ambiente, la pace nel mondo, il mutamento climatico, le ingiustizie sociali ed economiche e, per contro, cerca nei comportamenti di tutti i giorni di adottare atteggiamenti improntati ad uno stile di vita più consapevole, ecosostenibile, volti alla ricerca di una migliore qualità della vita ed ispirati alla ricerca di una crescita personale e interiore. Se vi riconoscete in questi valori e obiettivi anche voi potrete, con orgoglio, definirvi dei “creativi culturali”. Gli studi di Ray e Anderson hanno rilevato come negli USA i creativi culturali, ancora esigua minoranza di persone negli anni ’60, sono passati oggi a rappresentare un campione di oltre il 30% della popolazione americana.
Gli studi di Ray sono stati ripresi in Italia da Enrico Cheli, sociologo e docente all’Università di Siena e Nitamo Montecucco, medico psicosomatista, ricercatore del Centro di Medicina Naturale dell’Università di Milano, nonché presidente del Club di Budapest Italia (per info visita il sito: http://www.club-of-budapest.it/ ).
Questi due studiosi italiani, oltre ad aver collaborato alla realizzazione del film “Olos”, sono anche gli autori del libro “I Creativi Culturali” (Xenia Edizioni, €. 10,00) nel quale vengono presentate le analoghe indagini sul tema condotte nel nostro Paese e che dimostrano come anche da noi, ma in generale in tutti i principali Paesi europei, i creativi culturali si stanno negli anni moltiplicando con percentuali piuttosto vicine a quelle rilevate negli USA.
In generale, dagli studi italiani e da quelli effettuati da Ray, emerge come oltre il 30% della popolazione rientra oggi in questa categoria di persone, composta da una lieve e maggiore percentuale di donne rispetto agli uomini ( 55% donne e 45% uomini), e che il tema in assoluto più caro ai creativi culturali è la pace seguita subito a ruota dalla difesa dell’ambiente.
Ma il dato a mio parere più rilevante è un altro.
Dalla comparazione dei due studi emerge con chiarezza la presenza di una cultura trans-nazionale largamente condivisa e in continua espansione che si pone l’obiettivo di divenire nel tempo la nuova cultura dominante e contraddistinta dal senso di responsabilità diretta dell’individuo. I Creativi Culturali sostengono la necessità di impegnarsi in prima persona a seguire uno stile di vita in grado di fornire un contributo attivo affinché il cambiamento positivo auspicato possa verificarsi.
Il filosofo e premio Nobel per la Pace Ervin Laszlo sostiene che “noi non sappiamo con certezza quello che ci riserva il futuro. Tuttavia sappiamo di non poter continuare ad andare avanti come abbiamo fatto finora”.
Stiamo distruggendo la struttura della società, l’insicurezza sta crescendo sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, e più di 900 milioni di persone nel mondo vivono in slum, baraccopoli.
Un miliardo di abitanti del pianeta ha a disposizione e utilizza l’80% delle risorse del pianeta, e il resto della popolazione della Terra (6 miliardi di persone) ha a disposizione il rimanente 20% di risorse. Non bastasse questo, stiamo anche distruggendo il pianeta. La produzione di risorse biologiche è giunta al suo massimo, le biodiversità sono minacciate e in via di estinzione, l’acqua scarseggia per più della metà della popolazione mondiale. I cambiamenti climatici minacciano di rendere inadatto parte del pianeta alla produzione di alimenti e alla vita stessa della popolazione che lo abita.
“Il punto - sostiene ancora Laszlo - non è tanto quello di cambiare - quello lo dovremo fare per forza - ma piuttosto la domanda da porsi è un’altra: cambieremo in tempo? "
Già nel XVIII° secolo Thomas Malthus aveva teorizzato che un giorno il numero degli abitanti del pianeta avrebbe superato la capacità di produzione di cibo necessario a sfamarli.
Oggi consumiamo più di quanto possiamo rigenerare o rimpiazzare e scartiamo più di quanto la natura può assorbire.
E’ indispensabile pertanto acquisire una diversa consapevolezza che si basi su valori diversi e priorità diverse da quelle che hanno caratterizzato la nostra vita sino ad oggi. Questa è probabilmente l’unica strada che possiamo percorrere per salvaguardare la vita della specie umana sulla Terra. Perché il punto è anche un altro. La Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni, è sopravvissuta all’estinzione dei dinosauri, sopravvivrà senz’altro anche all’estinzione dell’uomo.
Il problema è nostro e della nostra specie.
Che fare allora?
M. Ghandi sosteneva: “ sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
A. Einstein aggiunse: “non puoi risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema”.
Se vogliamo salvare il mondo attuale dobbiamo cambiare noi stessi e il nostro modo di pensare.
I Creativi Culturali partono da due presupposti per indurre tale auspicato cambiamento:
- il primo è la consapevolezza che uomo e natura sono un tutt’uno e non due entità separate.
- il secondo presupposto è il senso di responsabilità diretta di ognuno di noi.
Se siamo tutt’uno con la natura e con gli altri le nostre responsabilità non finiscono con noi stessi, con le nostre famiglie, col nostro Paese, ma comprendono l’intera famiglia umana e la Terra tutta.
Il film “Olos” prende il nome dal termine greco che sta proprio a significare il “tutto”, l’”intero” e cerca di sviluppare i concetti sopra accennati. Fà questo partendo dalla definizione del cosiddetto “paradigma olistico” ovvero uno schema d’interpretazione della realtà che prendendo le distanze dallo schema immaginato dal filosofo Cartesio e che separava decisamente materia e spirito, scienza e coscienza (res cogitans e res extensa, appunto), tenta invece di affermare il modello olistico basato invece su una concezione unitaria e più complessa dell’uomo e del pianeta in cui egli vive.
E’ in fondo quanto già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso hanno tentato di affermare movimenti culturali quali l’ambientalismo, l’ecologia, le medicine alternative o alcune pratiche meditative quali lo yoga, lo zen, il buddismo e altre ancora.
Avvalendosi della collaborazione di una trentina di illustri scienziati e studiosi di tutto il mondo, “Olos” tenta di dimostrare le basi scientifiche del paradigma olistico analizzandone le singole branche di ricerca: dalla medicina alla genetica, dalla psicologia alla filosofia fino all’ecologia dove si riconosce a James Lovelock e alla sua “Ipotesi Gaia” (dove l’intera gamma delle specie viventi sulla Terra viene vista come una singola grande unità attiva e capace di manipolare l’ambiente per le proprie necessità globali), probabilmente uno dei contributi più significativi allo sviluppo del paradigma olistico.
Lo stesso percorso, in maniera più articolata e dettagliata, viene seguito anche nel libro “I Creativi Culturali” di Cheli e Montecucco.
Scopo ultimo dei Creativi Culturali è quello, attraverso una divulgazione sempre più ampia e capillare possibile dei loro principi ispiratori, di costituire la cosiddetta “massa critica” necessaria al cambiamento globale.
La “massa critica” in fisica individua la quantità di materiale fissile (uranio, plutonio) necessaria ad innescare una reazione a catena. Essa viene presa a paragone in questo caso per indicare come una minoranza attiva della popolazione più sensibile delle altre a certe tematiche possa tuttavia indurre un grande cambiamento sociale nel momento in cui raggiunge un certo grado di numerosità o di intensità. E tale cambiamento al raggiungimento di questa soglia critica potrà a quel punto svilupparsi in maniera assai repentina e radicale.
E’ indubbio che l’umanità ed il pianeta si trovino ad attraversare un periodo storico di grandi sconvolgimenti climatici, sociali, economici ed esistenziali. Parallelamente è altrettanto indubbio come sia in atto anche un processo di messa in discussione della cultura dominante. Si tratta di due tendenze in netta contrapposizione tra loro: una distruttiva ed una costruttiva. L’esito di questo scontro è ancora incerto.
E’ però sicuro che non abbiamo ancora molto tempo a disposizione per la nostra scelta definitiva.
L’iniziativa in Palazzo Vecchio non aveva avuto quasi alcun risalto sugli organi di stampa locali e ciononostante il Salone dei Cinquecento a Firenze era gremitissimo.
Che davvero qualcosa sia stia muovendo a livello di consapevolezza collettiva e desiderio di cambiare per il meglio?
Per maggiori info consulta: http://www.reteolistica.it/ oppure http://www.creativiculturali.it/
Michele Salvadori
1 commento:
E’ bello scoprire di essere un “creativo culturale”! E io che credevo di essere un fricchettone!
Confortato da ciò, penso che sicuramente cambieremo in tempo (rispondo a Laszlo), ma non in tempo per salvare una civiltà in fase agonica, bensì per ricostruire una nuova civiltà dopo che la crisi di quella attuale avrà compiuto il suo corso ristabilendo un ragionevole equilibrio fra popolazione e risorse. E le risorse possono solo diminuire…
Una cosa che anche mi impensierisce dei fricchettoni (pardon:creativi culturali) è il pacifismo inteso come rifiuto a priori della guerra, trascurando che per restare in pace, da che mondo è mondo, sono parimenti indispensabili due cose: 1 – la volontà di non attaccare gli altri; 2 – Una forza sufficiente a dissuadere gli altri da attaccare noi. In un quadro globale di carenza di risorse strategiche e di economie emergenti politicamente sempre più aggressive ed apertamente imperialiste la questione non è secondaria.
Agonia! Agonia! Come diceva sempre il mi o amico Toquemike.
Jacopo
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