venerdì 1 dicembre 2017

"Picco per capre" di Jacopo Simonetta e Luca Pardi

Il mondo di oggi, come sappiamo, è afflitto da una triplice crisi: economica, energetica ed ecologica. Jacopo Simonetta e Luca Pardi con il loro “Picco per capre” (edizioni Luce) si propongono di spiegare il perché di questa crisi a quelle che gli autori definiscono le “capre” di sgarbiana memoria, ovvero a persone “un po’ ignoranti, ma non stupide” - citando Luca Mercalli che cura la prefazione di questo testo – piuttosto e semplicemente, troppo indaffarate a sopravvivere in un mondo sempre più caotico e complesso a tal punto da lasciar loro, le capre, poco tempo per gli approfondimenti e la riflessione.

Al termine di questa lettura la mia prima considerazione - da capra diligente- è stata quella di desumere, dalle parole degli autori, come la colpa principale sia proprio delle “capre umane”, responsabili non tanto di essere la prima causa di questa triplice crisi per le loro azioni ed il loro stile di vita, ma piuttosto la conseguenza. Perché, proprio in quanto “capre” esse sono inconsapevoli degli effetti negativi dei loro comportamenti quotidiani.

Il principale merito di questo testo è, a mio avviso, quello di affrontare una serie di tematiche, estremamente complesse, con semplicità, ovvero di fare divulgazione scientifica alla portata delle “capre”, appunto, in modo da poter raggiungere anche - direi soprattutto - i non addetti ai lavori.

Il geniale continuo rimando ad esercizi da fare nel corso della lettura e l’invito ad effettuare verifiche sui motori di ricerca in internet dovrebbero renderlo adatto anche agli studenti delle scuole superiori che, oltre ad essere, talvolta, delle capre, (ma pure certi loro professori non scherzano…), com’è noto, sono stati definiti, in un celebre romanzo di Michele Serra, gli “sdraiati”, qualità che non dovrebbe compromettere la capacità di indottrinarsi un po’, leggendo questo testo sorreggendolo con la mano sinistra, mentre con la destra potranno contemporaneamente continuare a smanettare sul loro Iphone.

Difficile sintetizzare i contenuti di quest’opera che di per sé si propone proprio, a sua volta, di presentare una sintesi delle tante e complesse cause che hanno portato allo stato attuale delle tre crisi. Fatti tutti i dovuti distinguo del caso, “Picco per capre” potremmo definirlo un manuale di sopravvivenza futura, oltre che - citando ancora le parole della prefazione di Luca Mercalli -: “il distillato di decenni di riflessioni cruciali per il nostro futuro, almeno di una certa corrente di pensiero dell’ambientalismo contemporaneo. Purtroppo infatti anche gli ambientalisti contemporanei, come sappiamo - pur rappresentando una piccola nicchia in termini numerici - hanno pensato bene, a loro volta, di  dividersi in varie linee di pensiero, tanto da concorrere - a mio avviso in maniera tutt’altro che irrilevante – a confondere più che mai le idee alle povere “capre” umane.

Quest’opera è inserita nella collana “Apocalottimismo” della casa editrice Luce, e di questa collana Luca Pardi e Jacopo Simonetta ne sono i condirettori.
Chi è dunque un apocalottimista? Per la definizione mi rifaccio direttamente a quanto riportato dal sito della casa editrice Luce Edizioni: “Un apocalottimista è sostanzialmente una persona consapevole che tutto andrà male…, ma che ancora pensa che le cose torneranno, in diverso modo, a posto”. E, ancora, dal sito www.apocalottimismo.it traggo questa ulteriore definizione: Apocalottimismo significa non perdersi d’animo, pur sapendo che il collasso della civiltà industriale sconvolgerà ogni aspetto delle nostre vite. La crisi economica e politica, la crisi energetica, lo sconvolgimento del clima, l’estinzione di milioni di specie, l’inquinamento e molto altro ancora sono tutte facce di un’unica realtà. Iniziare a capire ciò che sta accadendo certo non ci renderà immuni dalle calamità, ma ci potrà aiutare a mantenere un atteggiamento costruttivo, evitando le trappole di cui è disseminato il cammino.

L’opera di Pardi e Simonetta, nella sua prima parte, fornisce una brillante sintesi di quali siano i principali schemi macroeconomici che governano la società contemporanea, per poi passare ad i mali e le problematiche da cui questi schemi sono afflitti, cercando di prevedere ciò che il futuro ci potrebbe riservare, per poi, infine, fornirci dei suggerimenti per il “day after” che, a parere dei seguaci dell’apocalottimismo, ci attende, inevitabilmente.

Tra i concetti chiave esposti nel libro ci sono quello della crescita esponenziale.
Si stima che sul nostro pianeta 5.000 anni fa ci fossero circa 14 milioni di persone; oggi siamo oltre 7 miliardi e, nel giro di ancora non molti anni, siamo destinati a raggiungere gli 8 miliardi di abitanti. Può la Terra continuare ad ospitare una popolazione in continuo aumento, garantendo ad essa una qualità della vita sufficientemente adeguata?

Ma questa è solo la prima di una lunga serie di domande che, a cascata, ne derivano come causa e/o conseguenza.

Uno dei concetti cruciali credo sia quello dell’utilizzo delle risorse, delle materie prime e delle fonti energetiche cui l’uomo ricorre quotidianamente per garantirsi un livello qualitativo di vita, sulla cui irrinunciabilità gli autori sembrano esprimere evidenti perplessità.
Può la specie umana, che vive in un ambiente finito, delimitato, e le cui fonti sono, in gran parte, limitate, per quanto abbondanti, continuare ad attingere a queste fonti in maniera indiscriminata come se esse non dovessero mai esaurirsi?

Questo introduce il concetto di “Picco”, alla base del titolo del libro, ovvero il punto di massimo sfruttamento/prelievo di una determinata risorsa finita del pianeta (ad esempio il petrolio, il gas naturale, il carbone, alcune materie prime come l’oro, il rame ecc.) superato il quale,  quella determinata risorsa, pur continuando ad essere presente sul pianeta, è destinata, sia pure lentamente, e con le progressive opere di estrazione e prelievo, ad esaurirsi o, quanto meno, a divenire di sempre più difficile reperibilità.

Altro concetto basilare è quello della crescita economica condannata, al fine di garantire benessere, a progredire in maniera infinita, così come la crescita, costante, del Prodotto Interno Lordo, il PIL e  sulla cui attendibilità, come indice di benessere di una nazione, ormai da tempo si sono levati pareri contrari, come ben sappiamo.
E quando avremo esaurito il petrolio, cosa faremo? La qualità della nostra vita potrà continuare ad essere la stessa dell’epoca attuale?
Le domande, nel corso della lettura, come già detto, si susseguono quasi a catena, l’una conseguenza o causa della precedente. Dalla crisi economica si passa ad analizzare quella energetica che, a sua volta, con l’esaurimento progressivo delle fonti fossili (petrolio, gas e carbone) il cui sovra utilizzo è causa della crisi ecologica e di tutto quello che la caratterizza (e di cui tante volte abbiamo parlato su questo blog).

Le fonti rinnovabili possono rappresentare un’alternativa, ma gli autori c’illustrano quali limiti esse abbiano almeno stando al loro utilizzo in base alle attuali tecnologie.

Emerge invece un certo scetticismo verso i sostenitori della filosofia dell’efficienza energetica, come una delle strade da seguire per il futuro nell’uso delle fonti energetiche. Rifacendomi ancora direttamente al testo: “…alla prova dei fatti, il miglioramento dell’efficienza d’uso di una risorsa ne fa aumentare, anziché diminuire il consumo.”, citando, a riguardo, W.S. Jevons ed il suo paradosso.

Anche se Simonetta e Pardi ammettono di non poter prevedere con esattezza quale sarà il futuro della specie umana, essi sembrano non lasciare molte speranze sul fatto che la qualità della vita sia destinata a cambiare, anzi meglio a “decrescere” usando il termine caro a Serge Latouche, (qui, non a caso, più volte citato).

Gli autori, nella parte ultima del libro, forniscono tutta una serie di suggerimenti utili ad adattarsi/adeguarsi al futuro che ci attende nonché a mitigare le conseguenze delle nostre azioni passate e presenti, proponendoci sostanzialmente un nuovo paradigma di stile di vita orientato ad una maggiore sobrietà ed attenzione al rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, ed invitandoci anche a riflettere sui valori davvero essenziali delle nostre vite, e da cui invece il modello consumistico ci ha purtroppo allontanato.

Ritengo che “Picco per capre” sia una lettura molto edificante specie per un giovane. Sicuramente proporrò, negli anni questo libro ai miei figli, ma non con l’intento di spaventarli, bensì per stimolarli alla consapevolezza ed alla riflessione, nonché alla discussione su questi temi innanzitutto con me e mia moglie, da sempre più ambientalista del sottoscritto. Quando si è giovani ci si può sentire immortali, o qualcosa di molto simile, e pertanto si è spesso portati a sdrammatizzare ed a vivere con delle aspettative fiduciose per il futuro che ci attende.
Quanto a me, purtroppo non sono più in giovane età; eppure continuo a faticare ad accettare la prospettiva che davvero nel giro di qualche decina di anni tutto possa definitivamente peggiorare.
Nonostante questo, o forse proprio per questa ragione, nel dubbio, (che comunque mi attanaglia), negli ultimi tempi sono divenuto un po’ più fatalista, e tendo a propendere più alla filosofia del “carpe diem”, sentendomi più cicala che formica.
Recentemente mi sono svegliato in un albergo sull’Adriatico ed affacciandomi alla finestra della mia camera, la mattina mi sono trovato di fronte l’alba che qui ho ritratto.


Di fronte a certi paesaggi è difficile perdere la speranza per il futuro, ed il sentimento che provo è tutt’altro che preoccupazione ma voglia di vivere, vivere, vivere, come fosse sempre l’ultimo giorno.
Quando nel 2009 ho aperto questo blog l’ho fatto innanzitutto per me stesso, per costringermi a riflettere proprio ed innanzitutto sui temi che affronta “Picco per capre”.

Negli anni ho cercato di documentarmi, approfondire certe problematiche, e, nel mio piccolo, spronare anche qualcun altro a fare la stessa cosa.
Ma, a distanza di qualche tempo, continuo ad essere confuso.
Che pianeta faremo? Chissà. Ancora non lo so.

Ma, se posso dare un consiglio - da capra naturalmente - a Simonetta e Pardi, che tanti ne offrono a noi, eccolo: non vorrei che, a forza di preoccuparci tanto del futuro che attende l’uomo e le altre specie viventi del pianeta Terra, ci dimenticassimo di vivere e godere appieno ciò che la Terra e la vita continuano ad offrire, prima che sia davvero troppo tardi.

A forza di ripetersi: ricordati che devi morire, ricordati che devi morire, uno finisce col dimenticarsi di vivere…

Michele Salvadori