Il futuro del pianeta è nelle nostre mani. Proviamo ad ascoltare gli altri per comprendere meglio cosa potremmo fare per migliorarlo.
mercoledì 21 ottobre 2009
Gaia o Medea, quale futuro per la Terra?
In vista della Conferenza sul clima che si terrà il prossimo Dicembre a Copenhagen, dalla quale è lecito attendersi alcune decisioni importanti in tema di salvaguardia del pianeta, ho pensato di realizzare una sorta di percorso di avvicinamento all'evento a tappe che affrontino le principali tematiche ad esso correlate. In questa ottica ho pensato di avviare il discorso ponendo l'attenzione sulle due principali teorie che predicono quale futuro attenda la Terra ed i suoi abitanti e che tra l'altro sembrano divergere decisamente l’una dall’altra.
La teoria di Gaia, che prende il nome dall’antica dea greca della Terra, madre e protettrice di tutte le forme viventi, sostiene che il nostro pianeta, nonostante tutti i danni causatigli dall’uomo, sia comunque in grado di autoregolarsi ed evolvere in modo da garantire il benessere dei suoi abitanti.
La teoria di Medea, che prende invece nome dal personaggio mitologico di Medea, appunto, moglie di Giasone e celebre per aver assassinato i propri figli, sostiene al contrario che il sistema evolutivo del pianeta sia destinato inevitabilmente a concludersi con l’estinzione della vita dei suoi abitanti.
In sostanza Gaia vede la terra come “mater benigna” e Medea invece la inquadra come matrigna impietosa ed inospitale.
Le due teorie in realtà sono molto più complesse e tentare di spiegarle in dettaglio comporterebbe un discorso assai più lungo.
La teoria di Gaia non è recente. Essa risale addirittura al 1979 e fu formulata dalla scienziato britannico James Lovelock, secondo il quale è la vita stessa a regolare l’atmosfera e il clima della Terra in modo da renderla abitabile attraverso dei meccanismi di autoregolazione delle sue variabili principali: temperatura, ossigeno, acidità, ecc.
A questa teoria, tutto sommato piuttosto rassicurante, ha scelto di opporsi lo scienziato americano Peter Ward che ha inteso dimostrare come, dati delle temperature terrestri alla mano, in realtà quella proposta da Lovelock sia un bella favoletta e che invece il saliscendi delle temperature registrate sul pianeta nel corso dei millenni sia da imputarsi all’evoluzione di nuove specie di vita.
Negli ultimi 565 milioni di anni, ovvero dall’inizio dell’evoluzione degli animali sulla Terra, si sono registrate ben 15 estinzioni di massa e 10 estinzioni di portata minore tutte causate non da eventi esterni ( come ad esempio la caduta di un grosso meteorite sul pianeta), ma bensì dalla comparsa e successiva evoluzione di nuove specie viventi che, scavandosi un loro spazio nell’ecosistema comunque limitato del pianeta, hanno finito inevitabilmente per cancellare le specie preesistenti e di fatto incompatibili con le nuove arrivate.
Avete presente i nuovi coloni americani che hanno di fatto eliminato progressivamente le tribù indiane in America? Ecco, qualcosa del genere.
In sintesi Ward, con la sua teoria di Medea, sostiene che la vita sembra perseguire attivamente la propria fine, portando la Terra sempre più velocemente al giorno inevitabile in cui ritornerà al suo stato originale: sterile.
Sempre secondo Ward il processo di autodistruzione è già iniziato: la concentrazione di CO2 presente in atmosfera progressivamente diminuirà fino a scomparire, così impedendo di fatto la fotosintesi e tutto il ciclo vitale ad essa correlato.
C’è comunque una buona notizia: il processo, seppur iniziato dovrebbe completarsi entro 500 milioni di anni …Insomma ci rimane ancora un po’ di tempo per un film e un buon libro!
Michele Salvadori
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venerdì 9 ottobre 2009
L' eco-diamante di Pratolino
S’inaugura, Sabato 17 ottobre, nel Parco di Villa Demidoff a Pratolino, il progetto “Diamante”. Si tratta di una struttura che pesa 30 tonnellate, è alta 12 metri e ha un diametro di 8, tutta in vetro e acciaio, in grado di produrre energia coniugando per la prima volta tecnologia fotovoltaica e idrogeno. Il progetto, di natura sperimentale, è stato realizzato dall’Enel in collaborazione con l’Università di Pisa. L’obiettivo è quello di produrre elettricità “pulita” attraverso 38 pannelli fotovoltaici e poi conservarla sotto forma di idrogeno all’interno di 3 sfere che fungeranno da serbatoi di accumulo e posizionate all’interno dei pannelli.
L’impianto avrà una potenza di 11 Kilowatt e fornirà energia al Parco di Pratolino. Tra le altre cose, l’energia accumulata dal Diamante dovrebbe fornire alimentazione alle bici elettriche che saranno messe a disposizione dei visitatori del parco.
Per la prima volta sarà possibile dunque utilizzare l’energia elettrica prodotta dai pannelli durante il giorno anche nelle ore notturne, quando invece occorre tornare all’utilizzo della rete dato che i pannelli fotovoltaici, mancando le radiazioni solari non sono in grado di produrre energia.
La tecnologia sperimentale applicata in questo progetto è, oggi, senza dubbio estremamente costosa.
Tuttavia è lodevole il tentativo che col tempo e grazie alle continue sperimentazioni potrebbe produrre impianti sempre meno onerosi.(Per conoscerne meglio i dettagli funzionali, clicca con il mouse sugli schemi "giorno" e "notte").
L’impianto resterà di proprietà di Enel che però cederà gratuitamente l’energia da questo prodotta per gli utilizzi del Parco di Pratolino.
Michele Salvadori
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