giovedì 24 settembre 2009

"Confessioni di un eco-peccatore" di Fred Pearce


Sapevate che per fabbricare una fede nuziale di pochi grammi d’oro in media occorrono 2 tonnellate di roccia scavate ad alcuni chilometri di profondità e 5 tonnellate d’acqua?
E che un terzo dei prodotti in vendita nei nostri supermercati contiene olio di palma per la cui fabbricazione vengono distrutte le foreste?
Sapevate che è la produzione del cotone ad aver causato la scomparsa del Lago d’Aral, un tempo il 4° lago al mondo per grandezza?
Ecco solo alcune delle informazioni che potrete scoprire leggendo “Confessioni di un eco-peccatore” di Fred Pearce,(Edizioni Ambiente Euro 22,00).
A dispetto del titolo il libro non solo è interessante ma presenta un’indagine ad ampio raggio e documentata in maniera rigorosa, sull’origine ed il destino di tutti i prodotti di uso comune e quotidiano di cui oggi non possiamo (sembra) fare a meno per vivere.
Pearce è un giornalista inglese che lavora come consulente ambientale del “New Scientist”. Ha impiegato alcuni anni a visitare i posti più disparati del nostro pianeta al fine di conoscere da dove vengono, chi li ha fatti e con quali costi per l’ambiente, i prodotti che usiamo tutti i giorni.
L’indagine parte delle miniere d’oro del Sud Africa, per proseguire nelle foreste pluviali dell’Indonesia, dall’Australia all’Uzbekistan affrontando tutte le tematiche che concernono i nostri consumi quotidiani: il cibo, gli abiti, l’informatica, i consumi energetici, i rifiuti.
In queste pagine scopriamo ad esempio che la banana, uno dei frutti più mangiati al mondo, essendo un mutante sterile e privo di semi e universalmente coltivato in un’unica varietà in America, Asia e Africa,( la "Cavendish"), è seriamente minacciata da insetti e malattie infettive che potrebbero causarne l’estinzione.
Non ci credete? E’ già accaduto negli anni ’50 quando la varietà di banana che consumavamo non era l’attuale bensì quella chiamata "Gros Michel", a detta degli esperti più ricca e più dolce di quella odierna. Essa risultò purtroppo vulnerabile ad un fungo che ne causò la scomparsa definitiva.
E ancora: il processo di produzione dell’alluminio è uno dei più dispendiosi in termini energetici ed in termini di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Nel mondo vengono prodotte circa 250 miliardi di lattine all’anno! Pearce, (che cita più volte nel libro gli studi dei Friends of the Earth) percorre tutto il viaggio per scoprire le fasi di produzione di una lattina partendo dalla regione del Queensland (Australia) dove una delle più importanti compagnie minerarie al mondo, la Rio Tinto, estrae la bauxite che poi viene trasportata a Gladstone dove viene raffinata ad ossido di alluminio. La produzione dell’alluminio ha un’impronta ecologica sconfinata. Vi cito un unico dato: la produzione di una singola lattina comporta l’emissione di 260 grammi di CO2 ovvero una quantità di gas sufficiente a riempire 300 lattine!
L’ultima parte del libro è dedicata alle possibili alternative, ovvero alle possibilità che secondo Pearce l’uomo ha ancora di salvare il pianeta e se stesso, a patto che si decida a cambiare subito rotta. Così impariamo l'importanza del riciclo: da quella del recupero dell'alluminio la cui reimmissione sul mercato può comportare un risparmio energetico fino a 3/4 del costo di produzione dell'alluminio vergine, all'esempio della Tanzania dove c'è un commercio fertilissimo basato sul recupero degli abiti occidentali usati, per arrivare a Nairobi dove la "Computers for Schools Kenya" ricicla i vecchi computer dall'Europa e dall'America del Nord regalandoli poi alle scuole del Paese. Pearce ci offre infine un quadro di esempi virtuosi da imitare e già adottati da varie città del mondo: dallo sviluppo della cosiddetta "agricoltura urbana" di Valencia, al sistema di raffreddamento degli edifici realizzato a Toronto sfruttando le acque del Lago Ontario, ai camion della spazzatura di San Diego alimentati col metano prodotto nelle discariche, e tanto altro ancora.
Se la parte dedicata al lavoro di ricerca documentato è ineccepibibile, certo non tutte le opinioni personali del giornalista inglese sono condivisibili: come giustamente osserva nella prefazione al libro il metereologo Luca Mercalli, ha poco senso sostenere l’acquisto dei fagiolini prodotti in Kenia ed esportati nei principali Paesi europei in nome del commercio equo-solidale, molto meglio scegliere di acquistare prodotti di stagione locali. Ma a parte qualche conclusione forse un po' affrettata il libro è davvero interessante e utile per chi voglia avere un quadro esaustivo dei processi produttivi e dei loro impatti sul pianeta. Credo che potrebbe essere tranquillamente adottato dagli insegnanti nelle scuole e soprattutto lo ritengo utile a quel processo di acquisizione di consapevolezza e senso di responsabilità che ci siamo posti quale obiettivo primario.
Nel divertente ultimo film di W. Allen il protagonista, (favorevole tra le altre cose all'estensione della pena capitale a tutti i proprietari di cani che non raccolgono gli escrementi dei loro animali!), sostiene che la specie umana è ormai composta solo da individui perdenti, egoisti e vigliacchi e che pertanto essa è irrimediabilmente condannata all'estinzione. Magari attraverso letture edificanti come questa potremmo provare a concedere un briciolo di speranza in più alle nuove generazioni...

Michele Salvadori

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giovedì 10 settembre 2009

"La Firenze che vorrei " di Giovanni Rodella

In previsione della giornata dedicata a Firenze e promossa dalla nuova Giunta Comunale, ricevo e volentieri pubblico una lettera di Giovanni Rodella, attivista degli Amici della Terra dal lontano 1998.
Giovanni, di professione fotografo, ci ha gentilmente concesso alcune sue foto, che pubblichiamo a corredo dell'articolo, scattate in città e che purtroppo evidenziano quanto egli sottolinea.

"Caro Michele,
sono contento dell' iniziativa "Manda un bacione a Firenze" portata avanti dall' attuale sindaco, che mi permette di fare alcune considerazioni. La prima è, secondo me, risvegliare in noi quel "senso civico" oramai sopito dalle innumerevoli dimenticanze delle precedenti amministrazioni: una fra tutte il coinvolgimento dei cittadini, quelli insomma che vorrebbero una città, (la nostra) piu' vivibile e che si batterebbero sinceramente contro il degrado ora piu' evidente di qualche anno fa, tanto da farci sentire impotenti di fronte al lassismo imperante, spesso dovuto alla non considerazione di quelle poche forze che avevano un barlume di iniziative "del fare"!
Tu sai meglio di me, dei tentativi di farci promotori, quando dieci anni fa iniziammo con l' allora Assessore all' Ambiente Sergio Paderi con l'attuazione della "Vigilanza Ambientale" nelle piazze fiorentine, nei giardini, per il "Forte Belvedere" per la "Loggia dei Lanzi" e per le Aree Veri dei Consigli di Quartiere.
Avevamo certo poca esperienza, allora, ma volevamo iniziare un altro percorso che voleva dire: "uscire" anche dai quei luoghi a noi deputati alla vigilanza, per vedere di documentare e non certo per risolvere le problematiche lungo le strade, i marciapiedi, quei percorsi connessi alla mobilita' leggera (i pedoni e le biciclette). La nostra associazione ed in primis la Vigilanza Ambientale intendeva fare solo delle "segnalazioni" alle autorità, sopratutto alla Polizia Municipale, che inizialmente abbiamo trovato disponibili, ( ricordo il distaccamento di Porta Romana) con puntuali accertamenti di motorini abbandonati, residui ferrosi di bici abbandonate, sia nelle rastrelliere che sui marciapiedi, buche nella pavimentazione o asfalto mancante, piccioni morti, fontane sporche, deiezioni canine e non, aiuole calpestate dai bivacchi vari, segnali stradali rovinati o non piu' leggibili etc...
Purtroppo tutto questo duro' poco... Forse davamo fastidio a qualcuno o hanno pensato che ci si arrogava il diritto di fare servizi che comunemente venivano delegati ai Vigili Urbani, o troppe erano quelle "segnalazioni" che il comune non poteva sostenere? E' così ci venne tolta anche quella sede storica che era per noi un punto di osservazione molto importante in piazza S. Spirito in quel comando dei vigili datoci in comodato d'uso. Quando arrivai a Firenze nell' 85 da Mantova, mi sembrava tutto bello; i palazzi, le chiese le strade antiche, dicevo a tutti: una città a misura d' uomo. Avevo scelto questa citta', non per il lavoro (benchè ne possedessi uno) e nemmeno per amore di qualcuno.
Ero stregato dalla sua luce dai colori del suo paesaggio, delle sue colline e...anche dal senso di libertà che una vita da single mi poteva regalare.
Alcune volte, durante l' anno veniva a trovarmi mia madre e ricordo che con lei andavamo a visitare musei, chiese e poi passeggiate per le vecchie stradine del centro. Ed io che invitandola ad osservare tutto ciò che per me era "il bello" una volta mi disse: "Ma se guardo per aria non vedo dove metto i piedi!" A debita distanza di tempo mi sono reso conto (ora che mia madre è scomparsa e anch'io ho qualche anno in piu'), della difficoltà di camminare su strade o marciapiedi sconnessi...e di girotondi e gimkane tra una bici allucchettata sui (già) stretti marciapiedi o i motorini sulle strisce pedonali. E se vai in bici non puoi che andare controsenso poichè il "senso giusto" lo dà solo il mezzo motorizzato, come se andare in bici in centro fosse per qualcuno uno sport per perditempo che non hanno niente da fare. Un ciclista deve stare attento a una miriade di dettagli inclusi i pullman di turisti che con aria persa se la prendono sempre molto comoda. Da tanto tempo oramai non mi godo piu' questa città, cerco di uscire di casa il meno possibile... Che peccato! Pensavo che negli anni qualcosa sarebbe migliorata e invece oggi sono proprio quelle "piccole cose" che contribuiscono a migliorare la qualità della vita, che fanno sentire chi abita nel centro storico una persona "fortunata" che sono venute a mancare.
Con te Michele di queste cose ne abbiamo parlato tante volte, ma ora vorrei esprimere ancora una volta fiducia a questa nuova Giunta, perchè la speranza e l'unica cosa che mi rimane. Credo che tanti fiorentini abbiano lasciato il centro storico per rifarsi una casa altrove, oltre i viali o in altre periferie metropolitane, per i motivi qui sopra descritti, perchè hanno capito che si vive meglio un po' fuori dal centro e per interesse ( le case in centro costano troppo!). Oggi il centro è abitato prevalentemente da un pout pourry di varia umanità che sfrutta Firenze per i propri fini, ma che spesso non la ama. Questo lo possiamo facilmente riscontrare osservando dai portoni, ai bandoni, ai marciapiedi delle abitazioni spesso sporchi e da cui si ricava solo un senso di abbandono. Lo constatiamo dall’ uso scorretto dei cassonetti dove vengono inseriti rifiuti non compatibili, alla maleducazione dei frequentatori dei locali notturni che poi fino all' alba non ti fanno dormire, perchè usciti da questi, continuano a parlare ad alta voce come se i decibel della musica fossero ancora lì presenti, per non parlare degli effetti che fa l' alcool, urinando dove capita, lasciando ovunque sporcizia. I tempi, lo sappiamo, sono cambiati ed è giusto perseguire la moda: avere il suv o la moto di grande cilindrata che sfreccia di notte nelle strade fiorentine, giusto perchè è sopratutto importante "mostrare" e "possedere" piu' che apprezzare il mondo che ci circonda.
Te ne accorgi da questo turismo "mordi e fuggi" dove a nessuno viene impedito di portare a casa dei souvenir; quando vedo della "paccottiglia"o quei brutti poster, che fanno da tappeto nel centro storico, dove quasi nessuna immagine riguarda Firenze, mi sento sconfitto dalla cultura del cattivo gusto. Ad osservare i turisti che scattano foto senza guardare prima, (perchè tanto poi se le vedranno sul pc a casa), mi sembra che si sia perso il senso emozionale di ammirare per conoscere.
E, a seguito del tuo post sulla questione "ronde" sul tuo blog:http://chepianetafaremo.blogspot.com/2009/07/tra-ronde-e-intendenti.html, sono d' accordo che si possa, si debba reagire, contro una forma di reazione che riconosciamo come strumentale ad un controllo piu' poliziesco (vedi il nome) con una forma di vigilanza ambientale come l' avevamo intesa noi per prima alla fine degli anni novanta e che mi ricorda gli "Hells Angels" di Milano dove anche le " diversità " e le minoranze ( come immigrati o omosessuali) vengono considerate parte di questi gruppi di impegno solidale. Ecco, è da queste basi anche antidiscriminatorie che vorrei partire per cercare di trasformare Firenze di nuovo in una città vivibile".
Con affetto,
Giovanni Rodella
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giovedì 3 settembre 2009

Effecorta, un punto vendita di tutti prodotti alla spina


La zona non poteva che essere quella: Capannori, il primo Comune in Toscana ad aver raggiunto e nel 2008 superato la considerevole quota del 60% di raccolta differenziata e dove ormai da tempo si pratica per la raccolta dei rifiuti domestici il sistema detto “Porta a Porta”.
La lungimirante amministrazione di questo centro in Provincia di Lucca si è data come obiettivo quello di divenire entro il 2020 un “comune a rifiuti zero” ed è anche in questa ottica che nasce l’iniziativa Effecorta.

Si tratta del primo negozio in Toscana e tra i primi del genere in Italia che commercializza esclusivamente prodotti alla spina: vino, olio, birra, cereali di ogni tipo, oltre a detersivi e prodotti freschi come formaggi e latticini. Già ora sono in vendita oltre 100 diversi prodotti alla spina. Ma non solo.
Come ci ha gentilmente spiegato Pietro Angelini, uno dei sei soci fondatori della cooperativa a capo di questa bella iniziativa imprenditoriale: “Tutti i prodotti acquistabili da noi provengono da filiera corta, ovvero da aziende che li producono a non più di 70 km di distanza da Capannori.”
“Tra gli obiettivi che ci siamo prefissati c’è inoltre quello – continua Angelini- di poter offrire ai nostri clienti la possibilità di acquistare un prodotto nelle quantità che necessitano davvero ad ogni singola famiglia e non a quelle che spesso ci impongono il mercato e la grande distribuzione e per giunta riutilizzando sempre i medesimi contenitori”.

Secondo un indagine di Federconsumatori, scegliendo i prodotti alla spina anziché confezionati, una famiglia media italiana può risparmiare oltre 700,00 euro all’anno.
Inutile sottolineare poi come questo tipo di spesa, eliminando scatole, bottiglie, e in generale la gran parte degli imballaggi, non solo è conveniente economicamente ma evita la produzione di una buona fetta dei nostri rifiuti domestici e dunque inquina anche di meno.

In prospettiva futura i creatori di Effecorta vorrebbero riuscire ad aprire una serie di nuovi punti vendita del genere in Toscana e l’augurio che faccio loro è quello che realmente possano farcela.
Presso il punto Effecorta che si trova in Viale Europa, 224 loc. Marlia (Capannori – Lucca) è stato attivato anche uno Sportello Ambiente dove sarà possibile ottenere tutte le informazioni utili sulle nuove tecnologie sostenibili, dall’installazione dei pannelli fotovoltaici alle agevolazioni fiscali in materia.

Per maggiori info visita il sito all'indirizzo:http://www.effecorta.it

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